sabato 16 novembre 2013

Sulla via della “Metaguarigione”

 “Amo sviluppare la mia coscienza per capire perchè sono vivo
cos'è il mio corpo e cosa devo fare per cooperare con i Disegni dell'Universo.”
(Por Osmar - Alejandro Jodorowski)

Immaginate di trovarvi al volante della vostra automobile (che si tratti di un’utilitaria o di una Ferrari ha poca importanza, almeno in questo caso). Mentre siete alla guida vi accorgete che sul cruscotto si accende una spia; la luce che emette è insolitamente forte e, abbagliandovi, vi impedisce di continuare a guidare in tranquillità. 
Nessun meccanico nei paraggi, solo un elettrauto il quale, ritenendo che il problema stia nel motore, non può fare niente per aiutarvi se non disinserire il contatto che permette alla spia di accendersi, in modo da evitarvi il fastidio che vi procura alla guida. 
Lo ringraziate e vi rimettete per strada. 
Tutto sembra andare benissimo così pensate che la spia si sia accesa per un falso contatto e, desiderosi come siete di arrivare presto alla meta, decidete di proseguire il viaggio senza ulteriori soste. 
Anzi magari aumentate la velocità per cercare di recuperare il tempo perduto dall’elettrauto. 
Quando vi sentite del tutto sicuri ecco un’altra spia accendersi e dopo poco l’auto che state guidando comincia a saltellare e quindi si ferma.
La responsabilità è vostra perché avete ignorato un segnale importante.

Considerate l’automobile come metafora del corpo fisico, quello percepito con i cinque sensi conosciuti, il motore simbolo dell’inconscio, quella parte di voi che si rintana nelle vostre profondità più recondite e che occupa più del novanta per cento di ciò che si è veramente. 
Come “azionista di maggioranza” è questo ad avere quasi sempre la meglio e si fa quindi a modo suo, fin tanto che non si è consapevoli della nostra vera essenza.

Per la Metamedicina, metodo di auto guarigione intuito dalla biologa canadese Claudia Rainville ogni malattia che affligge il nostro corpo è “spia” di un malessere più profondo, di qualcosa che si annida nell’inconscio e attraverso la quale la nostra “macchina” ci segnala che qualcosa impedisce al nostro vero sé di realizzarsi.
Non a caso uno dei libri scritti appunto da Claudia Rainville si intitola “Metamedicina: ogni sintomo è un messaggio”.
Per l’autrice di questo testo illuminante (di cui consiglio caldamente la lettura), la malattia è il mezzo con cui il nostro inconscio tenta di comunicare con la parte cosciente di noi.

La guarigione totale e completa può manifestarsi sulla nostra parte fisica solo quando è avvenuta su quella immateriale. Risolvere il sintomo equivale, infatti, solo a spegnere la spia.
Attraverso la Metamedicina, come attraverso qualsiasi altro tipo di lavoro su di sé, si intraprende un viaggio alla ricerca del proprio “centro“, del punto in cui conscio e inconscio si allineano e coincidono. 
È un viaggio incredibilmente avventuroso, costellato di sacrificio e accettazione e non sono assenti i colpi di scena, ma vale assolutamente la pena di intraprenderlo. 
Mentre si procede sempre più in profondità sono infiniti i tesori che si possono raccogliere se, pur non perdendo di vista il traguardo, si continua a vivere intensamente il proprio presente.

Il termine greco “meta” significa al di là. Così come al di là della fisica c’è la metafisica, al di là della medicina c’è la metamedicina e, al di là della guarigione, la meta guarigione, ovvero la guarigione intesa come traguardo dell’esplorazione estrema di sé.
Ho già raccontato in questo blog del mio procedere “A fari spenti” e dell’incredibile dono che è diventata per me la mia sopraggiunta cecità.
Ho incontrato personalmente Claudia Rainville ed attraverso il colloquio con lei, credo di aver compreso che non permetto a me stessa di guarire se prima non ho fatto “pulizia” all’interno, se prima non ho scoperto cosa c’è sotto… prenderne atto non mi ha fatto sentire scoraggiata, ma, al contrario, ancora più motivata a “scavare”. 

Mi sento come un pirata che finalmente è arrivato sull’isola indicata dalla mappa del tesoro da lui ritrovata. 
So di essere giunta proprio sul punto indicato dalla X alla fine del percorso tracciato: adesso si tratta di continuare a lavorare per arrivare in profondità, non importa quanto faticoso possa essere il lavoro che mi aspetta, né quanto tempo ci vorrà. 
Il tesoro promesso vale tutto ciò… quella ricchezza inestimabile è il contatto con la vera me.
È questo, probabilmente, l’unico modo per formare dentro noi qualcosa di duraturo ed “immortale”.

Signoraquilone

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