domenica 2 dicembre 2012

Specchio specchio delle mie brame


“Ancora spacciamo Narciso per l'archetipo della vanità quando il suo mito, all'opposto, è un monito, un grido di allarme contro la stupidità, la pericolosità della visione ordinaria del mondo.”
 (La scuola degli dei – Stefano D’Anna)



Quando ero bambina adoravo, ogni volta che i miei mi conducevano al luna park, introdurmi in quei capannoni il cui percorso all’interno era fatto da specchi deformanti in cui potevo vedere me stessa in mille modi diversi. Alcuni di essi mi restituivano un’immagine anche più gradevole di quella naturale, altri mi facevano quasi paura, altri ancora mi riflettevano talmente ridicola da farmi sentire male per il gran ridere… ma in ognuno di essi inequivocabilmente, i lineamenti, per quanto distorti, erano i miei. 

Da quando ho cominciato a lavorare Consapevolmente su di me alla ricerca di ciò che sono veramente, ho realizzato che quel gioco tanto divertente (anche se a volte un po’ inquietante) posso farlo tutti i giorni ed in ogni momento della mia vita.

Ho infatti compreso, con assoluta certezza, che Viviamo in una realtà fatta di specchi che, implacabili, ci riflettono in tutte le nostre parti.

E questi specchi, in quanto notoriamente magici, sono anche parlanti, un po’ come quello della regina-strega cattiva della favola di Biancaneve.
Nella materia assumono la forma del capo ufficio, del collega di lavoro o di studio, del vicino di casa, di chi condivide un breve tragitto sul tram.
Essi ci rimandano immagini di noi attraverso la simpatia o il rifiuto che in noi suscitano.
E ci costringono al dialogo con noi stessi perché nei loro discorsi, siano essi occasionali o “premeditati”, siamo noi che ci stiamo parlando (non potendo comprendere le argomentazioni altrui se non che in una chiave interpretativa del tutto soggettiva) e, non paghi, ci rispondiamo pure!

Ci sono poi specchi dotati di una speciale lente di ingrandimento che consentono una visione più dettagliata… per osservare l’immagine di noi che questi riflettono bisogna essere proprio stoici: lo scandaglio infatti è impietoso e mette in risalto ogni più piccola imperfezione.
Questi specchi per svolgere al meglio la loro funzione si pongono molto vicini a noi… tanto vicini che la loro materializzazione assume le sembianze dei nostri familiari.

Lo "specchio–genitori”, dal cui impasto di cromosomi (purtroppo non sempre ben riuscito) ha avuto origine la macchina che ci contiene, è quello che da bambina ti ripete che sei la più bella del reame, per poi palesare, attraverso i fastidi e le malsopportazioni dell’adolescenza, le parti peggiori di te.

Lo “specchio–fratelli sorelle” è uno dei più “parlanti”, con esso il dialogo è quasi sempre schietto.
Da piccola finisci con l’accapigliartici spesso e nella baruffa ti può capitare di riportare qualche graffio, perché, si sa, questo specchio ha spesso i bordi taglienti in giovane età.

Lo “specchio-partner” (sia quello che si accompagna a te per un breve tratto nel percorso della tua esistenza terrena, che quello che continua a scarpinarti dietro talvolta con gioia e qualche altra con malcelata insofferenza per un tragitto assai più lungo) è quello della cui immagine riflessa ti innamori e in cui, novello Narciso, spesso finisci per affogare.
Questo specchio presenta il vantaggio di agevolare la tua osservazione critica, ma è anche quello che ti induce nell’inganno più grande, infatti quasi sempre finisci col pretendere di modificare ciò che ti crea fastidio con un tale accanimento sull’immagine riflessa sfinendoti e sfinendolo fino al punto che questo “si rompe” e va via… oppure sei tu che non riuscendo più a sopportare quella immagine che, agendo ingenuamente, non riesci a cambiare, gliene dai la colpa e ti volgi da un’altra parte per cercare conforto in uno specchio che di diverso avrà però solo la cornice non potendo che riflettere la medesima immagine.

E, dulcis in fundo, lo “specchio-figli”, quello che malgrado tutto finisci con l’amare di più.
In esso sei felice ed orgogliosa di vedere riflesse parti della tua macchina biologica, essendo la sua il risultato del suddetto pasticcio di cromosomi, che in questo caso ti appare (con una mancanza di obiettività esagerata) sempre “perfetto”.
Questo specchio, al pari di quello “genitori”, in una prima fase ti permette di rifletterti riuscendo a mantenere la tenerezza e l’accoglienza, per poi trasformarsi in una sorta di grillo parlante pronto a sfoderare tutto il malanimo nell’età in cui smetti di vestirlo tu e se ne va in giro con indumenti di molte misure più grandi e pettinature che sfidano la forza di gravità.
A questo punto smette di farti sentire la più bella del reame e ti preferisce la Biancaneve di turno.

Quando questi specchi ti dicono che poi così bella come vorresti essere non sei, la regina vanitosa e malvagia che è in te si affaccia prepotente e esprime la sua rabbia
Per recuperare te stessa cominci a manipolare la realtà esterna con trucchi e incantesimi volti a distruggere qualunque ostacolo alla tua affermazione .
Se poi non ti ravvedi in tempo, ci penseranno sette nanetti a rincorrerti per il bosco, quando sei ormai trasformata in una strega bruttissima con tanto di porro peloso sul naso, a farti cadere in un burrone.

Tutto questo accade quando con la maldestra protagonista ti senti totalmente identificata.
Se provi, invece, ad osservare la favola come uno spettatore, la prospettiva cambia mutando anche lo scenario.

Quando l’immagine riflessa nello specchio di turno, impietosamente, palesa qualcosa di te che ti dà proprio fastidio, preparati ad accogliere l’entrata in scena della regina rabbiosa interpretata dalla tua personalità sentendoti altro da lei… guardala mentre paonazza si avventa contro lo specchio e prova ad accogliere la sua agitazione.
Ti accorgerai che ha paura di perdere il suo ruolo e proverai compassione per lei.
Se riuscirai poi a mandarle amore neutralizzerai lentamente ma inesorabilmente la sua energia negativa e a poco a poco si placherà.
Tolta di mezzo la rabbia, siederà di fronte allo specchio con animo diverso e, essendo per natura perfezionista, comincerà ad esaminarsi con coraggio e determinazione comprendendo che se vuole convincere lo specchio della sua bellezza è su se stessa che deve agire e non prendersela con l’immagine riflessa. Magari comincerà a ripulirsi il viso da tutto quel make up, cancellando la maschera che la rendeva estranea a se stessa. Guardandosi al naturale ne apprezzerà i lineamenti migliorandone con rapidi ritocchi le irregolarità facendo attenzione a non snaturarli. Ed a quel punto sarà soddisfatta di essere al suo massimo possibile.
Lo specchio confuso alla fatidica domanda risponderà: “Beh, diciamo che tu e Biancaneve siete due tipi diversi!”.

E mentre cala il sipario, l’osservatore esterno che tu “sei”, dal profondo dell’anima non potrà che applaudire divertito a questo finale.
-Signoraquilone- 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.