Ore 11 – ESTERNO
J - Mi sto allargando, anche le
cose che mi stanno attorno si stanno muovendo, è incredibile, guarda quel verde si muove, respira.
L - Sei un esploratore, non ti
preoccupare, accendi il tuo schermo.
J - Aspettiamo qui, è morbidissima quest’erba, sdraiamoci sotto
le nuvole.
L - Occhio!…, non è che incominci a pensare che puoi volare,
come quei due che si son mollati da un grattacielo.
J - Cuccioli, sicuramente non erano uccelli, non ricordi la
storia di quei due che son diventati ciechi guardando il sole?
L - Guarda quella nuvola, è un’armonia, un mandala, chissà
perché sono sempre in due?
J - E’ un’immagine primordiale, c’è sempre bisogno di un
“interlocutore” tra noi e lo spazio esterno, è un modo per far coincidere la
nostra coscienza del mondo, con la sua rappresentazione. La nostra soggettività
con il luogo dove la realtà e gli attimi hanno origine, l’interno e l’esterno.
L - Sì, d’accordo, ti stai perdendo le nuvole.
J - No, stai tranquillo, ho tutti i recettori in attività, mi
sento un Dio.
L - Perfetto, si sono incastrate nell’azzurro, riflettono
l’azzurro, non è possibile, due nuvole azzurre, sembrano di velluto satinato,
respirano, sto respirando con loro è l’illuminazione, sono Cage e Lao Tze che
si fanno il nodo della cravatta, Duchamp e Castaneda che giocano a bocce con
l’essenza dell’universo sconosciuto, chiamalo come vuoi, nagual, vuoto,
scacchi, silenzio, quello che c’è in fondo alle cosce di Giulia, mi sento blu.
J - Quello che c’è in fondo alle cosce di Giulia è
l’illuminazione? Mia nonna diceva: la natura, l’istinto.
L - L’illuminazione, è la condizione originaria della mente.
J - Che palle!! Guarda quella nuvola, anche lei continuamente
ritorna a far parte del tutto e l’unica cosa che la illumina è il sole, mi
sento una nuvola blu.
L - Per noi è diverso, la nostra “coscienza del mondo” nasce da
un processo circolare, realtà-cervello, cervello-realtà, da un solo spazio
esterno, si contrappone una molteplicità di schemi interni, di esseri umani,
che non vedranno mai la tua nuvola blu, ma bianca, grigia, nera, come la luce
che essa riesce a riflettere.
J - Non mi verrai a raccontare che le nuvole son tutte uguali?
L - Dal punto di vista fisico sì, sono montagne, ammassi di
goccioline d’acqua, così piccole da restare sospese nell’aria, che riflettono
luce solare bianca, più denso è l’ammasso meno luce arriva al suo fondo, prima
di un temporale la loro base può diventare quasi nera. Solo energia e materia
all’esterno di noi, le nuvole non hanno il cervello.
Ore 13,30 – ESTERNO
J - Guarda quei fiori, sono un mare, una marea di fili azzurri che si allungano e si stendono come onde. Devo aver letto da qualche parte, che la molecola da cui dipende il colore azzurro del fiordaliso, e la molecola che conferisce il colore rosso al papavero, differiscono soltanto per la posizione di un atomo di idrogeno.
L - Che schifo!! Lasciami nella mia visione di un azzurro
irripetibile, un contatto con un colore che non avevo mai visto, sono testimone
della sua trasformazione, il suo mutamento è un vuoto vibrante che mi percorre,
sto godendo, ho visto nascere un nuovo colore, un blu balenante.
J - Niente male, dei colori parla anche Alce Nero, (lo sciamano,
dei Sioux Oglala) in una visione che ebbe da un bambino, lui entrò a cavallo
per la porta dell’arcobaleno.
L - La percezione del cambiamento, genera il tempo, in oriente
dicono che “se un uomo si unisce a una donna senza spargimento di seme, la sua
energia vitale si rafforza, il suo corpo diventa più armonico e la sua vista e
il suo udito divengono più acuti!”.
J - Pensa che storia, se fossimo sintonizzati con il nostro
ricevitore psichico su altre ampiezze d’onda e su altre onde elettromagnetiche,
gli oggetti solidi risulterebbero trasparenti, oppure potremmo vedere paesi
lontani, i colori del calore, e tutto quello sarebbe realtà, come ora, come
adesso.
L - E’ la solita banalità sugli
insetti che riescono a vedere nello spettro dell’infrarosso e ultravioletto,
essi vivono in una realtà diversa. E’ dal cervello e soltanto dal cervello che
prendono origine i nostri piaceri, vedere, toccare, ascoltare, il dolore… ecc.
Prima della comparsa della vita sulla terra e di un certo grado di sviluppo del
cervello, il fulmine non si distingueva nel buio, il tuono era silenzioso. E’
il cervello che spalanca la soglia dell’ordine e del caos, che cerca la luce
con sette milioni di sfumature di colori diversi.
J - Io spalancherei il caos, tra
me e Giulia, varcherai quella soglia sensoriale.
L - Sei malato, curati.
J - Ma lei è l’infinito, altro che Newton, Young, Maxwell, Plank, non era Klee che diceva: “un artista non riproduce la
natura, riproduce il visibile”, dove c’è l’estasi, c’è la creazione; dove non
c’è l’estasi, non c’è creazione, nell’infinito c’è l’estasi. Non c’è l’estasi
nel finito; Giulia è l’infinito, l’illuminazione.
L - Immagino anch’io come ti vorresti illuminare, vorresti
posare il palo di giada, nel fiore di loto, mescolare mirra e noce moscata, e
camminare sul ciglio di un burrone con lei, assaporare l’ebbrezza del “nostro
dire sempre addio”.
J - Ti sembra poco.
L - Auguri, attento a non staccarti troppo da te stesso,
diventeresti troppo puro e nessuno riuscirebbe a sopportarti.
Ore 15.00 – ESTERNO
J - Quel senso di attesa che c’è nel percepire le cose, non
esiste più è tutto simultaneo, mi sono visto vecchio con i ricordi che
ingiallivano come in una cartolina.
L - Quando invecchierai il tuo occhio vedrà come quello di un
giovane con un filtro giallo davanti, il bianco tenderà ad ingiallire, si
ridurrà il diametro pupillare, entrerà meno luce ed il blu diventerà fortemente
alterato. La relazione tra visione colorata e memoria si modifica continuamente
non soltanto con l’età, ma anche in seguito ad alterazioni patologiche come nel
morbo di Alzheimer, che si possono verificare allucinazioni di tipo visivo, si
diventa quasi ciechi per il colore blu.
J - Che cazzo!!! Io ci vedo bene, gli stimoli visivi che
giungono dalla retina, al mio sistema nervoso centrale portano, tutte le
informazioni necessarie per distinguere i vari colori tra di loro e per
memorizzare le differenze, e che poco fa mi sono sentito una parte del mondo,
“molto piccola ma unica”, dall’inizio sino alla fine.
L - Il nostro problema è accettare lo shock della rivelazione,
che ci propongono le nostre percezioni, quando allarghi lo sguardo, scopri che
l’universo è infinito, noi lo restringiamo o lo allarghiamo con le nostre
percezioni, idee, comportamenti, creazioni.
J - Allora…, l’illuminazione è un’esperienza normale! Può
capitare a tutti di ridiventare unità del tutto, per tante volte nella vita,
non soltanto ai mistici, ai fisici, agli sciamani, agli alchimisti... ecc...
L - Sì, ma… soltanto, le vere opere sono generate dalla volontà
di assestare un colpo con la cura di un criminale, all’idea pigra di realtà che
possediamo.
J - Per favore, non iniziare a parlarmi degli Asmat, l’arte è
cosa, oggetto del consumo, dentro l’universo delle cose “consumabili”, oltre
che in quello delle affermazioni estetiche.
L - Sei uno scassapalle, un’idea per esistere, per divenire
realtà, ha bisogno di essere espressa sotto forma di energia e materia, è
naturale che esistano dei luoghi dove i “corpi propulsori”, le idee, vengono
ospitate, vendute, comprate, scambiate. Esattamente come quando paghiamo la
tassa di circolazione per vivere nella città che abitiamo, paghiamo per quel
quadro collettivo che noi senza pensare contribuiamo a comporre.
J - I prodotti dell’arte sono oggetti, cose, souvenir, feticci
di idee, che qualche volta tentano di segnalare l’obesità delle merci in cui
inevitabilmente sono caduti, l’assegno in bianco di Duchamp è moneta
internazionale, come i dollari falsi stampati a Panama.
L - E… che c’è di male?!! Il possesso del feticcio è un’altra
cosa, è il voler continuare un rapporto personale con l’idea da cui scaturisce,
inoltre ha la funzione pratica di essere parte della decorazione quotidiana,
una funzione umile, ma sana, come la “musica di arredamento” di Satie o il
“silenzio” di Cage. Si deve superare il pregiudizio sociologico che gli
“oggetti” sono ormai soltanto quelli destinati al consumo e prodotti
serialmente dall’industria, il feticcio arte, è come il profumo, ma assolve ad
un’altra funzione.
J - Ed è così che nei vostri santuari vengono esposti i martiri,
nel bel mezzo dell’inferno, l’orecchio di Van Gogh, la sifilide di Rimbaud, il
proiettile di Burroghs alla moglie, le labbra di Orlan.
Ore 17,30 – ESTERNO
L - Sei
sicuro che questo sia il posto giusto? Quante volte l’hai visto?
J - Nessuna, l’ho semplicemente intravisto una volta,
casualmente, poi mi sono organizzato, oggi è tutto perfetto, lo vedremo.
L - Intravisto
casualmente è come dire, ho avuto il “presagio di vedere”, intendi questo?
J - Esattamente,
sì, è così, e oggi ci sarà! Rilassati non manca molto.
L - La
luce sta cambiando i colori, hai sentito? Era come una corda vocale impigliata
in un filo.
J - Era
un animale lontano, un movimento di espansione e compressione dell’aria, un
suono. Noi possiamo aggiungere una luce rossa al verde e avere una sensazione
di giallo, senza percepire che il giallo è composto da rosso e verde. Ma se
ascoltiamo un motivetto tutti possiamo cantarlo, Il sistema auditivo, ha circa
diecimila fibre che percepiscono le diverse lunghezze d’onda degli stimoli; il
sistema visivo non può permetterselo. Non è possibile avere diecimila recettori
in ogni regione della… retina: Thomas Young fu il primo a scoprire
che potevano esservi tre, e solo tre recettori, ed è giunto a tale conclusione
studiando la cecità al colore e la miscelazione della luce.
L - E
quello della fotografia istantanea… del filtro polarizzatore, come si chiamava?
Laad?
J - Land, Edwin Land, era affascinato
dall’aspetto spaziale del colore, dal confronto di una zona con quella
immediatamente circostante, riuscì a dimostrare che i colori rimangono costanti
nonostante importanti cambiamenti nella qualità della luce incidente, la
costanza del colore non è decisamente il nostro caaaasoooo.
L - ECCOLO!
J - Strao………………….
Ore 19,30 – INTERNO MACCHINA
L - Che
giornata memorabile, mi sento trasformato, è come se i miei “confini” si
fossero ampliati e dissolti.
J - Siamo
stati fortunati, è rarissimo vederlo.
L - Mi
sono sentito sciogliere, dentro il cuore delle cose.
J - Non
ho voglia di aprire subito la finestra, non sò ancora cosa ricorderò, come
sceglierò di ricordare…, ti accompagno a casa.
Ore 20,30 – INTERNO CASA – TELEFONO
L - Ti
ho pensato intensamente, tutto il giorno, abbiamo visto una vibrazione
luminosa, mi è rimasto dentro uno stato d’animo particolare, come… un guardare
alla finestra dopo aver fatto l’amore, è difficile raccontarlo con le parole,
alcune volte sono molto distanti dalle “cose”.
Giulia – Platone,
sosteneva che le parole somigliano alle “cose”, ed è per questo che riesco a
trasmetterci conoscenza, alcune volte, senza guardare le “cose”, soltanto
attraverso le parole possiamo capire come son fatte. Le parole portano traccia,
delle “cose” che rappresentano, sei stato molto carino a chiamarmi.
L - Ti
ho disturbato… stavi facendo qualcosa d’importante?
Giulia – Niente
di particolare, stavo lavorando su immagini a sedici milioni di colori, devo
fare una conversione e consegnare il lavoro.
L - Ma…
non riusciremo mai a vederli tutti, si dice che l’occhio umano sa distinguere
sette milioni di colori.
Giulia – E’ un
ponte tra due entità, la coscienza del mondo con la sua rappresentazione, non
li possiamo vedere ma sappiamo che esistono, sono possibilità del reale, non
più riducibili ad un sistema di assiomi – (interno – esterno), consentono una
percezione più attiva e più soggettiva, accresciuta, lo conosci anche tu, lui
sostiene questo.
L - Sei
straordinaria, starei ore ad ascoltarti, quando ci dedichiamo una serata?
Giulia – Quando
sentirò in te, un intimo sentimento di indifferenza, l’ultima volta non è stato
bello, eri troppo eccitato, ti chiamo io.
Ore 21,15 – INTERNO CASA – TELEFONO
Giulia – Se
vuoi puoi passare, il lavoro è pronto, so che hai avuto una giornata intensa,
che la vibrazione ti ha abbracciato.
J - Sì,
è stato bellissimo, ho sentito come agivano i miei canali di relazione con il
mondo, non reagivano più soltanto ai suoi stimoli, ma al mutamento costante che
le sensazioni generavano nel mio organismo, ho sentito come il “tutto” desse
origine alla mia nuova idea di realtà, un’autopoiesi.
Giulia – Ma è
straordinario.
J - Sì, l’ho sentita l’unica
realtà reale, era come se la realtà oggettiva, dal punto di vista tecnico
ovviamente, non esistesse più, solo gli effetti della sua percezione erano la
realtà, un nuovo stato di conoscenza, mi inviti a cena? Così passo a ritirare
il materiale.
Giulia – Se
non sei troppo esigente e porti il vino, ti aspetto.
J - Arrivo
- Bobo Otera 1999 -
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